
Paesaggio magico 3, 2021
Polina Kuznetsova
di
Da anni creo la mia serie di "paesaggi incantati". Questa serie di dipinti non è un tentativo di rappresentare le foreste o i campi così come sono. Quello che cerco di fare è portare sulla mia tela il senso di una foresta, la sensazione di un campo, il palpito di una nebbia fitta, di un terreno umido e di un prato che è come il dorso caldo di un animale peloso.
Per anni sono stato affascinato dall'intreccio dei rami spogli del tardo autunno o dell'inizio della primavera, quando le foglie sono cadute o non sono ancora spuntate dai germogli. Vedo questi ramoscelli intrecciati come una rete infinita e interconnessa che nasconde un mistero velato, e voglio entrare dentro, proprio in questa rete incantata. Creo ogni paesaggio incantato come se stessi creando un mandala. Dipingerli è per me più una meditazione che altro.
C'è stato un periodo della mia vita in cui stavo attraversando un periodo difficile e tutti mi chiamavano, chiedendomi "Come stai?" e "Tutto bene?" La mia risposta fu: "Ora sto bene, sto dipingendo un prato". Questo prato divenne il primo dipinto di questa serie, anche se all'epoca non sapevo che sarebbe diventato effettivamente una serie, ma sentivo di aver finalmente trovato qualcosa di veramente importante per me. Era il 2012. Ero piuttosto giovane allora, ed era un periodo di intensa ricerca del mio io creativo. A volte volevo affrontare argomenti di natura sociale o fare qualcosa di concettuale. Ma ora, quando creo i miei paesaggi incantati, penso che se le persone prestassero più attenzione alla sensazione che si prova stando in cima a una collina a guardare le praterie ricoperte di pelliccia, o all'ammaliante senso di magia che si prova entrando in una foresta incantata – sensazioni ben note a persone di culture e classi sociali diverse – allora ci sarebbe sicuramente meno male su questa Terra.
Una volta, questo novembre, sono arrivato nella mia foresta preferita. Il bosco era umido e la foresta era viola. Il terreno era rosso ruggine, tinto di cremisi dalle foglie cadute che avevano iniziato a decomporsi. Ho guardato tutta questa bellezza e ho pensato: "È così sublime che non mi dispiacerebbe morire e fondermi in questo mondo magico". Dipingo i miei paesaggi come motivi, come astrazioni. Non mi interessa la somiglianza fisica esatta.